Rimini Luce e Colore

Senza ombra di dubbio, l’uomo esige per sé un mondo ben curato anche nel senso dell’armonia cromatica. Atmosfere grigie e incolori, oppure caotiche di tinte traboccanti usate senza alcuna regola, denotano lo svilimento e la perdita delle radici culturali del mondo contemporaneo. E viceversa: il coraggio e la capacità di scegliere cromie giuste è segno di un orientamento solido per quanto riguarda i valori fondamentali e nella loro gerarchia.

Tuttavia, un atteggiamento di questo genere richiede un notevole sforzo individuale e sociale, assieme ad una cura tenace e continua.

RIMINI – LUCE E COLORE

RiminiRL_RiminiRL01Durante la primavera dell’anno 2000, all’inizio del lavoro sul progetto “Rimini – Luce – Colore”, abbiamo subito notato che oltre alla ricerca sull’impatto visivo del colore occorreva studiare o almeno prendere in considerazione un vasto complesso di realtà:
– La storia della città e dei suoi dintorni.
– La ricchezza artistica, culturale e spirituale del passato e del presente.
– L’applicazione dei colori nell’architettura nei vari periodi della storia.
– La natura con le sue luci e colori, con le risorse, sia materiali che ideali.
– La riflessione sul contesto attuale; i Riminesi e i ritmi della loro vita.
– La percezione e l’uso del colore nel quotidiano.
– Il nuovo sviluppo delle tecnologie, la produzione finora impensabile di nuove quantità e qualità di colori.
– Le ricerche attuali sul fenomeno del colore, non escludendo a priori le nuove intuizioni spirituali.
– L’esperienza pittorica e la concezione specificamente artistica del colore e delle sue armonie: la bellezza.

Sulla base delle realtà sopra citate, e dopo aver potuto svolgere nel corso di due anni un lavoro di ricerca, grazie agli aiuti dell’Associazione Culturale la Ginestra e dei suoi collaboratori, vorremmo proporre questa ipotesi di lettura sul colore di Rimini: RiminiRL_image004un itinerario dei colori, accompagnato da un nutrito supporto fotografico nato con il proposito di far emergere il fascino del colore, la luce e l’atmosfera di Rimini.

RIMINI COME CITTA’ DI FRONTIERA E LUOGO D’INCONTRO

Il profilo che distingue Rimini e l’area limitrofa non può essere preso come modello assoluto, ma nemmeno sottomettersi a tentativi di spiegazione troppo semplificatori. Ciononostante, sia nel passato che nel presente possiamo trovare momenti importanti che confermano la vocazione di Rimini al dialogo, all’incontro tra mondi diversi. Sin dall’antichità, questa è stata una regione di confine, nel duplice senso di: – confine naturale geografico tra l’Est e Ovest europeo, che deriva soprattutto dalla posizione sul litorale adriatico.- confine culturale e politico (non solamente Est – Ovest, ma anche Nord – Sud).

1/ Il colore nell’architettura

Le cromie di base, tipiche della città, sono logica conseguenza delle risorse più disponibili in natura. Esse sono perciò rappresentate soprattutto dalle tipologie di terre e pietre, sia cotte che naturali. Tra le pietre appaiono in primo luogo le tonalità bianche del marmo (grigio o giallastro) e quelle di San Marino, bellissime e durevoli, il cui colore bianco leggermente caldo dà un tono speciale a tutta la città, a cominciare dai monumenti più antichi quali l’Arco d’Augusto e il ponte di Tiberio. Si inseriscono molto bene altri colori, ad esempio la varietà di pietra rosa di Verona, o marmi verdi e rossi nel rivestimento esterno della Cattedrale (il Tempio Malatestiano). All’interno del Tempio stesso e nelle altre chiese riminesi si sviluppano poi, nell’arco dei secoli, accostamenti molto ricchi dei variegati toni del marmo.Sostanziali per l’architettura sono le tonalità di cotto, la cui varietà innumerevole, passando dai gialli-grigi, aranci, rosa e marroni, fino al rosso scuro, è da sottolineare senza ogni dubbio, ed è fenomeno di prima importanza nell’immagine di questi luoghi.

RiminiRL_image006Nonostante ciò, alcuni edifici del centro storico, i quali possono dare l’impressione di esser stati progettati sin dall’inizio nelle qualità cromatiche e strutturali del mattone, in realtà venivano rivestiti da pitture dense, i cui resti sono rintracciabili ancor oggi sulle facciate non ancora del tutto restaurate, nelle parti più protette dalle abrasioni e dalle barbarie dei processi climatici. Le opere pittoriche dei vari periodi, studiate sotto questo punto di vista, ne possono riportare una valida testimonianza. Ad esempio, negli affreschi del Cappellone di San Nicola a Tolentino, il cui autore è Pietro da Rimini, o nelle tavole dipinte di Bittino da Faenza o quelle di Giovanni Baronzio, troviamo numerose raffigurazioni di complessi architettonici più o meno grandi, dalle cromie spesso vivissime. Nonostante un certo “ideale d’immagine”, è presente in queste pitture una gamma di colori che avevano senza dubbio una base più “realistica” . Gli accostamenti dei rosa e dei grigi possono rappresentare molto bene i colori della pietra e del cotto, mentre le terre rosse, le ocre, il bianco, il giallo, la terra verde e il blu, indicano l’uso di cromie ricche nell’architettura delle epoche storiche. L’interno della Cattedrale di Rimini, recentemente restaurato con ottimo successo, ne offre degli esempi importanti. Inoltre, sembra piuttosto certo che il complesso architettonico della Rocca malatestiana fosse originariamente dipinto con colori forti. Giuliana Gardelli nota che gli intonaci di questo Castello presentavano pitture in rosso e in verde. La stessa autrice descrive le mattonelle maiolicate quattrocentesche, conservatesi sulla torre destra dell’ingresso. Esse raffigurano lo stemma di rosa a quattro petali eseguito nei colori verde e blu cobalto su sfondo bianco, con l’accento di talamo giallo al centro. (Cfr. Giuliana Gardelli, “5 secoli di maiolica a Rimini”, Edizioni Belriguardo-Ferrara, 1982, pp. 50-51).

RiminiRL_image008Secondo le nostre osservazioni più recenti (compiute tra marzo e maggio 2002) le mattonelle, ancora oggi ben distinguibili, dimostrano l’alto livello del mestiere e delle qualità cromatiche ove la stesura dei colori e il gioco dei passaggi tra il blu e gli azzurri-verdi accostati al verde ramino, con un contrappunto di giallo, danno una sensazione di freschezza e un forte richiamo dei colori del mare e della natura con le ginestre in fiore. In questo contesto, gli intonaci rossi e verdi (nelle sfumature di terra) possono far affiorare alla mente un’immagine formidabile.I monumenti, le opere pittoriche e le ricerche della storia dell’arte rendono evidente il fatto che le cromie nell’architettura, rispetto a quelle d’oggi, furono nel passato più decise, più dense e vivaci.RiminiRL_image010

2/ Il riferimento artistico al passato.

Qui affrontiamo una realtà feconda e complessa, un grande patrimonio artistico che non risulta immediatamente evidente ad un primo sguardo superficiale: lo si svela mano a mano, con uno studio approfondito. Alla creazione di questa ricchezza immensa partecipavano grandi artisti riconosciuti da tutto il mondo, come ad esempio Giotto, Piero della Francesca, Leon Battista Alberti, Antonio Pisanello, Giovanni Bellini, Domenico Ghirlandaio, Giorgio Vasari, Paolo Veronese, per citare almeno dei nomi più celebri. La tradizione artistica riminese/romagnola ebbe una grande crescita attraverso i contatti con centri quali Firenze e Venezia, Siena, Assisi, Bologna, Urbino e altri. Giungevano anche gli echi dell’arte gotica Centro-Europea. Di grande importanza fu l’impatto della cultura bizantina, specie del neo-classicismo bizantino duecentesco. Tra tutte le fonti d’ispirazione qui riportate, risalta anche il sorgere di una scuola artistica originale propria di Rimini. In primo luogo ricordiamo la pittura del Trecento riminese, un periodo breve ma intenso che prese avvio alla fine del secolo XIII e fu interrotto drammaticamente con la grande peste della metà del secolo XIV. Questo periodo si impone quale fenomeno eccezionale per varie ragioni; da una parte è evidente, soprattutto negli affreschi, il legame strettissimo con la pittura giottesca, ma è anche vero che gli stessi pittori riminesi e le botteghe a loro vicine crearono la loro scuola palesando un proprio dinamismo interiore.Per gli scopi della nostra ricerca è di grande importanza il messaggio che proviene dai colori di quest’epoca. Ci sembra qui abbastanza evidente un confluire di vari concetti di composizione coloristica, a partire da una gamma di colori terra, fino alle ricche cromie delle tinte brillanti. Il codice dell’uso quasi esclusivo delle terre trova le sue radici nelle più antiche civiltà mediterranee ed è elemento sostanziale di tutte le epoche di sviluppo della pittura sulla penisola appenninica. Infatti, non è un caso che i nomi di moltissimi pigmenti hanno la loro origine in Italia, basti ricordare la terra di Siena, la terra di Pozzuoli, la terra d’ombra, la testa di moro, il rosso di Pompei o quello di Venezia. Non dimentichiamo tra le altre la terra verde le cui risorse uniche per lunghi secoli si trovavano solo in Italia e in Boemia. Infine, una delle caratteristiche sostanziali del Trecento riminese è l’incontro di due tradizioni diverse, cioè della pittura bizantina delle icone e delle tavole policromate medioevali europee: nell’icona, la scelta delle cromie è sottomessa al vigore assoluto del colore singolo e al concetto teologico elaborato e precisato nel corso di moltissimi secoli. Per cui, nella maggior parte delle icone troviamo una gamma ristretta di colori di base, puri, capaci di trasmettere la loro funzione primaria. Così il rosso, ad esempio, è simbolo (o meglio rappresentazione) del fuoco di Dio (Il roveto ardente: “Io sono Colui che sono”). L’oro rappresenta lo splendore della gloria di Dio. Il blu scuro è collegato alla visione mistica delle profondità infinite del cielo. Il nero è parabola del mistero del dolore, esprime la passione di Cristo e la partecipazione dei santi ad essa. Variazioni delle tonalità di terre o marroni simboleggiano le realtà terrestri e corporee e, in un senso ulteriore, anche l’Incarnazione. In questa accezione, la capacità di estraniarsi dal mero godimento estetico è inversamente proporzionale alla capacità dei colori di allacciare il dialogo, di mediare la vera Bellezza.Alla pittura medioevale dell’Europa occidentale non manca la conoscenza dei significati profondi dei singoli colori, ma col tempo l’interesse si incentra più che altro sullo sviluppo della loro armonia. Le qualità estetiche delle policromie acquistano maggior valore e, con la crescita delle manifatture e del mercato, viene ampliata la gamma di colori, la varietà di sfumature che permette accostamenti sempre più studiati. La stessa armonia dei colori diventa immagine del Cielo, del dimorare gioioso nel Paradiso. Nel Trecento riminese, i suddetti principi coloristici si incontrano e compenetrano; i pittori stessi li adoperano con una creatività ammirevole, li alternano nelle loro opere, oppure li fanno confluire in sinergie dalle potenzialità straordinarie. Altro fenomeno importantissimo sono le cromie “giottesche”, sviluppate soprattutto negli affreschi ma anche, in maniera ancor più delicata, nelle tavole. Però, anche in questo caso i grandi pittori riminesi le adoperano nelle proprie opere, non senza una loro originalità.RiminiRL_image012

A questo punto riteniamo utile citare almeno alcune tra le gamme più frequenti:
– Le tonalità smorzate delle terre, le ocre, i rossi ossidi, la terra d’ombra e il nero.
– Le gamme dei pigmenti terra sopra citati, accostati al rosso cinabro, al giallo-oro e all’arancio la cui luminosità è rafforzata dal contrasto del nero e del blu scuro.
– Il blu, il rosso e l’oro o il giallo caldo, un accordo forte di tre toni di base, spesso affinato dalla presenza dei grigi, dei rosa, delle ocre e del bianco.
– Il rosso, l’azzurro e il verde, regolarmente accostati al bianco e al giallo.
– Le policromie brillanti, composte da una molteplicità di colori puri, come il bianco, il giallo, l’arancio, il rosso, il rosa, il grigio chiaro, la varietà dei blu e dei verdi. Il dorato si inserisce sia nelle qualità di un giallo-arancio, quasi come uno specchio che moltiplichi la sensazione ottica della luce nei contrappunti coloristici.

RiminiRL_image014E’ impossibile omettere che ogni descrizione di questo genere può degenerare in aridi schematismi. In realtà, in ogni tavola dipinta, la cromia è elaborata in un modo sempre nuovo e originale, nelle gradazioni e nei ritmi diversi, dovuti alla sensibilità dell’autore e al concetto ideale ed estetico del dipinto. Anche le epoche seguenti, quali l’umanesimo malatestiano, il rinascimento, o il barocco, riportano diverse forme e variazioni delle cromie tipiche, legate profondamente alla cultura del luogo. Moltissimi affreschi, tavole dipinte e tele si distinguono per il livello artistico di grande raffinatezza e per la loro splendida policromia. Possiamo citare ad esempio la Pietà di Giovanni Bellini, la Madonna di Benedetto Coda (entrambi nel Museo della Città), o la pala di Paolo Veronese con il Martirio di san Giuliano (nella Chiesa di San Giuliano).Decisamente da notare è anche la tela di Fra’ Cosimo Piazza con “La Trinità e i santi protettori di Rimini”, conservata nella chiesa di San Giovanni Battista. La parte inferiore in particolare, con le figure dei santi, è dotata di una policromia dalle tonalità dense di nero, ocra, oro, arancio e rosso, le cui qualità espressive sono molto vicine a quelle dei grandi maestri del Trecento riminese. Interessante è lo squarcio del paesaggio marino sullo sfondo, con i contrasti coloristici e luminosi degli azzurri e del bianco.Se torniamo ancora all’interno della Cattedrale, grandissimo è il fascino del Crocifisso di Giotto, con il fondale nero profondo e assoluto. Di pregio immenso è poi l’affresco di Piero della Francesca con il ritratto di Sigismondo Pandolfo Malatesta in adorazione davanti a san Sigismondo. La pittura è eseguita con una cromia fine, distesa in un equilibrio pieno di pace, tipico per l’autore. Nonostante le notevoli abrasioni risale dall’affresco un accordo splendido di tre colori: il rosso, l’azzurro e il verde. A noi sembra che l’accostamento del rosso, del verde e dell’azzurro possa rappresentare una costante-chiave che appare in varie epoche e nelle più svariate circostanze, sia nelle sfumature attenuate di terre verdi, rossi ossidi e blu oltremare (ad es. negli affreschi di Pietro da Rimini o negli intonaci all’interno della Cattedrale di Rimini), che nell’intensità piena di tinte vivaci (tra molti esempi, in alcune tavole dipinte del Trecento riminese, nelle miniature di Pietro da Rimini e di Neri da Rimini o in quelle quattrocentesche di Fra’ Giovanni de’Cocchi). Le variazioni su questo tema coloristico compaiono anche nella pittura veneziana, ad es. nell’opera di Vittore Carpaccio. Nicolò Rondinelli (nato a Ravenna, allievo di Giovanni Bellini), nella serie delle sue Madonne, sviluppa gli accostamenti dei verdi, dei rossi e dei blu ottendendo una grande espressività. (Cfr. Anchise Tempestrini e Antonio Paolucci: “Bellini e Belliniani in Romagna”, pp 185-209, Franco Cantini Editore, Borgo Santa Croce 8, Firenze 1998). Allo stesso tempo, le policromie ricche e complesse di questi autori ci portano a sottolineare ancora una volta le difficoltà che hanno comportato restrizioni d’ogni genere; vorremmo piuttosto mettere in evidenza il fatto che alcuni accostamenti coloristici sono in questi luoghi più frequenti, ovvero corrispondono maggiormente alle caratteristiche e alle radici culturali del territorio.

RiminiRL_image016Un altro elemento di grande importanza è la maiolica, la quale aveva da sempre a Rimini una tradizione originale propria. A partire dalle maioliche antiche dei secoli XIII e XIV, possiamo notare una gamma di colori basata sulle variazioni del verde ramino (nei passaggi tra il verde e l’azzurro-verde) in combinazione con i bruni mogani. Gradualmente si accostano il blu cobalto, il giallo, il rosso, l’arancio, fino allo sviluppo di ricche policromie nei piatti, boccali ed orci cinquecenteschi della maiolica istoriata. Esempio stupendo ne è un grande orcio dipinto nel 1535 dal maestro Giuliano da Urbino, con una scena mitologica spettacolare, eseguita con colori vivaci, dove sono raffigurati anche squarci dell’architettura urbana. Al tardo secolo XVI risale poi la targa maiolicata, con l’immagine della Madonna col figlio, dipinta in una cromia espressiva, composta dalle tonalità di blu cobalto denso, azzurro turchino, giallo oro (dal timbro quasi arancio) e verde caldo. (Cfr. la pubblicazione “5 secoli di maiolica a Rimini” già citata sopra, pp.86-95). Risulta così un accordo cromatico di grande espressività, un’essenza dei colori più caratteristici della stagione estiva del litorale nord-adriatico, basti pensare al mare di pochi decenni fa, con i colori delle barche tradizionali (i bragozzi, visibili al Museo della Marineria di Cesenatico) con le vele dipinte in ocra, oro e terre rosse.Gli affreschi, le tavole dipinte, le tele, insieme alle maioliche, rivelano il forte messaggio dei colori, la cui ricchezza di armonie e di significati è senza dubbio importante per la comprensione dell’essenza di questi luoghi. Anche la Rimini d’oggi assomiglia in alcuni momenti ad un quadro d’antichi maestri: sullo sfondo di cromie naturali di terre emergono i colori vivaci e le loro armonie brillanti. Degno d’attenzione è il fatto che le qualità cromatiche e gli accostamenti tipici degli antichi dipinti, appaiono ancora oggi nella città e nelle zone limitrofe, in circostanze sovente nuove e inaspettate.

3/ La natura e la sua forza ispiratrice.

La natura, con la sua bellezza mozzafiato, la ricca varietà dei colori e la morfologia variegata dovuta alla vicinanza con zone montuose, è in questi luoghi fattore potente, dall’impatto sostanziale sulla formazione di una cultura del colore.Abbiamo già notato come il territorio stesso offra una ricchezza enorme di pietre, terre, argille, che hanno prestato all’architettura le loro caratteristiche. Come espressione dell’unità delle cose e dei legami tra varie realtà, potremmo fornire l’esempio di una composizione coloristica “spontanea” dei sassi che si trovano sulla costa a sud di Rimini (Gabicce Monte).RiminiRL_image018

Un altro esempio viene fornito dai colori della sabbia, o da quelli dei campi invernali, privi di vegetazione. Sulla base di tonalità grigie e brune di rocce e argille, l’inizio della primavera porta all’esplodere dei contrasti coloristici tra il verde brillante e il rosa, il bianco, il rosso, il giallo della fioritura di una rigogliosa vegetazione.RiminiRL_image020

Inoltre, la presenza fortissima del mare, con tutte le variazioni quasi indescrivibili di luminosità e di cromaticità, la quale era ed è, senza ogni dubbio, il motore formativo alla cultura del colore, spinge verso scelte di colori puri e vivaci: il bianco, il verde, il blu, il rosso, il giallo, i quali sono ben visibili sulle barche del porto, presenti nella freschezza e nelle armonie brillanti. Il fenomeno estremamente importante è la luce e il suo carattere straordinario e tipico, dovuto all’umidità dell’aria e alla luminosità dei riflessi dell’acqua diffusi nello spazio. Molte volte abbiamo assistito a momenti in cui anche i luoghi più prosaici acquistavano il timbro tutto speciale delle luci e delle ombre, e soprattutto dei colori inattesi, i quali hanno creato la sensazione di essere protagonisti interni di un quadro molto espressivo, ricordandoci spontaeneamente la pittura di Giorgio de Chirico. Alcune tinte, tipiche dell’atmosfera cittadina, non sono qualità immutabili degli oggetti o degli edifici, ma appaiono secondo i cambiamenti dei cromatismi della luce nel corso della giornata. Specie nel tardo pomeriggio si aprono dinanzi ai nostri occhi gamme festose di giallo oro, arancio e rosso, che contrastano con le ombre in cui si mescolano l’indaco, il blu scuro, il nero profondissimo: accostamenti che si avvicinano molto ai grandi pittori del passato, a cominciare dal Duecento, fino al magico realismo del secolo XX.RiminiRL_image022

4/ La gente e il colore

Abbiamo potuto individuare a Rimini una grande continuità nella cultura del colore. Il richiamo alle civiltà antiche ed ai passaggi storici solenni è profondo nonostante le apparenze a cui solitamente ci si limita.Una sorpresa e una scoperta assai importante per noi è stata quella dell’uso odierno dei colori nella vita d’ogni giorno, cioè la scelta delle cromie e delle tinte singole, nella maggior parte dei casi all’interno di una cultura dei colori molto coerente. Per comprendere ciò, occorre un’immersione nell’atmosfera dei mesi invernali in cui prevalgono le cromie basali di pietra e cotto, di terre e sabbie. Il mare è piuttosto grigio e sulle spiagge mancano le esplosioni di colore e i movimenti frenetici del turismo estivo. La città si presenta maggiormente nel suo aspetto originario. Interessante è l’abitudine della maggioranza di vestirsi di nero. Tutto ciò, osservato all’interno dell’ itinerario dei colori, mette in evidenza il richiamo dell’antica cultura coloristica.

RiminiRL_image024Le gamme di colori terra, potenziate e drammatizzate dalla presenza del nero, diventano poi come una specie di sfondo sul quale brillano accenti di varie tinte, nelle ‘composizioni’ spontanee di macchine e motociclette, delle persiane e dei parapetti smaltati, dei fiori sulle finestre, delle pareti dipinte. Nonostante la spontaneità delle scelte, vi è una presenza notevole di alcuni colori tipici, come ad esempio i blu cobalto, i verdi malachite, i rossi, sia brillanti che cupi, tonalità che si inseriscono molto armoniosamente nell’ambiente urbano.RiminiRL_image026

5/ Il fattore dell’industrializzazione.

E’ un fenomeno noto in tutto il mondo che l’antica cultura del colore, insita nel bagaglio culturare popolare, soffre di notevoli contrasti con gli sviluppi della società industriale e, soprattutto, col consumismo. L’iper-produzione di beni d’ogni genere trova un suo parallelo ideale nella moltitudine caotica dei colori, la quale regolarmente conduce alla perplessità. Un negoziante stagionale che esponga un ammasso di costumi da bagno dai colori più sgargianti, al posto di una sensazione di pienezza fornirà come risultato una sensazione di vuoto, caos e disorientamento. Spesso, l’applicazione dei colori sulle facciate degli edifici moderni svela un’indecisione che comporta una scelta di tinte talmente pallide e neutre da non riuscire a creare nessuna armonia né un’atmosfera stimolante. L’enorme sviluppo delle strutture turistiche estive è da una parte fenomeno positivo, di nuove possibilità sociali, economiche e culturali, dall’altra, l’ambiente naturale della riviera romagnola non ha mai subito cambiamenti così rapidi e proprio per questo così problematici. Nasce così una barriera, più o meno percepita, tra due mondi: uno dell’entroterra, ancora abbastanza legato alla natura, al paesaggio e alla storia, l’altro invece quasi artificiale e snaturalizzato, spesso tendente alla superficialità. Nonostante tutti questi paradossi, risulta forte la necessità di un ordine. Nel filone ininterrotto delle spiagge i colori fungono quasi da unico apparato per orientarsi nello spazio. Inoltre, tra centinaia di alberghi piuttosto grigi, dai colori spesso pallidi, si distinguono subito gli edifici che hanno una struttura armoniosa e decisiva nelle forme e nei colori. La vista aerea del litorale svela il ritmo travolgente del settore balneare, nel quale si alternano i colori vivaci adoperati nelle scelte estetiche. L’insieme trasmette un richiamo delle più riuscite immagini dell’astrazionismo geometrizzante poetico. Tutto ciò ci porta alla convinzione che la cultura del colore in questi luoghi sia assai viva e capace di trasformarsi in forme sempre nuove.

RiminiRL_image028Negli ultimi decenni l’enorme sviluppo della produzione dei coloranti e delle vernici ha reso accessibile la più vasta gamma di tinte ed aperto lo spazio per la loro applicazione negli usi più svariati. In alcune parti della città abbiamo notato come le persone sanno affrontare molto bene questo genere di sfida. La scelta di un colore puro e denso, nelle mescolanze in cui prevalgono cromie indecise e soffocate, si rivela molto spesso la scelta adatta. Il dialogo dei colori acquista così un dinamismo tutto nuovo. Possiamo offrire l’esempio di un’altra località, quella dell’isola di Burano nella laguna di Venezia, dove gli abitanti (molto probabilmente sotto la guida degli esperti, i pittori e gli architetti), dipingono le case con tinte espressive e vivaci, dalle armonie ben indovinate e logiche sia al livello complessivo che all’interno del contesto culturale adriatico. (Cfr. “Adriatico mare d’Europa – L’economia e la storia”, pp.277, ed. Arti Grafiche Amilcare Pizzi S.p.A, 2001)5/ L’anima dei colori.Particolarmente degno di attenzione è il fatto che alcuni colori e i loro accostamenti tipici corrispondono alle caratteristiche, visibili o nascoste, di un dato luogo, a partire dai significati più evidenti quali il legame del verde al mondo della salute, il rapporto dell’azzurro con il mondo dell’arte e dell’armonia, il rosso come simbolo delle attività di lavoro e del mondo economico, l’arancio come espressione dell’accoglienza e del calore umano, il nero che rende presente il mistero – sia quello del dolore, ma anche quello della profondità e la pienezza della vita.Il già più volte citato accostamento di azzurro, verde e rosso, come in varie circorstanze appare a Rimini, ha dei significati molto interessanti. Fu Henri Matisse ad utilizzarlo in un modo molto espressivo nella sua grande tela intitolata “La danza” la quale raffigura la realtà del vivere festoso nel Cielo. Cromie simili sono visibili, ad esempio, sulle tavole dipinte dei monasteri nel Nord-Est della Romania, ma anche nelle immagini sacre e negli oggetti del culto buddista tibetano.

RiminiRL_image030Le gamme dei colori terra rappresentano un rapporto sano e profondo, una incarnazione nelle realtà della natura e nell’antica tradizione culturale. Gli accordi espressivi del nero o del blu scuro con il rosso, l’arancio, il giallo oro, che sono rintracciabili nelle pitture di grandi maestri del passato, come anche oggi nei cambiamenti dell’atmosfera luminosa della città, afferrano la dimensione misteriosa della nostra vita, con tutte le sue luci e tenebre e con le sue realtà spirituali più alte. Le policromie festose e risplendenti di tinte molteplici sono espressione della dimensione gioiosa e solenne alla quale è destinata la nostra vita.Abbiamo fornito solo alcuni esempi, giusto per dare una spinta ispiratrice, per aprire un campo dove tutto è ancora da scoprire. In ogni caso, il mondo dei colori e delle loro armonie è profondamente legato all’integrità del nostro essere; le cromie sono capaci di esprimere alcuni movimenti interiori, le tendenze e le caratteristiche sostanziali che, se davvero sono composte armoniosamente, danno un forte senso di adeguatezza, un senso del Vero e Bello.Per poter promuovere ed aumentare la qualità del nostro vivere occorre conoscere bene il dover essere dei luoghi dove ci muoviamo. La nostra convinzione è che in questo campo la cultura del colore possa dare un aiuto importantissimo. Ne deriva la necessità di affrontare, in modo più cosciente, il fenomeno del colore come una delle vere virtù costruttive e costitutive del nostro essere. Così le cromie, tipiche di un certo ambito, andrebbero studiate e rivalorizzate a più livelli. In tale contesto si apre poi la possibilità di sviluppare nuove armonie che giocheranno un ruolo attivo nel nostro stile di vita.

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6/ Visione

In conclusione vorremmo presentare una proposta, una visione per il presente e per il futuro:
– Continuare il lavoro di ricerca e di riflessione sui fenomeni sostanziali costitutivi l’immagine della città di Rimini e delle zone circostanti.
– Eseguire una ricerca approfondita, coinvolgendo gli esperti (il campo del restauro, dell’architettura, della storia d’arte, ecc.), per definire meglio lo sviluppo del cromatismo della città e la cultura del colore nei vari passaggi storici.
– Iniziare il lavoro per una pubblicazione profonda e valida, in grado di presentare non solo i risultati delle ricerche svolte ma soprattutto una nuova sintesi, un nuovo itinerario delle ricchezze culturali, sociali, artistiche, spirituali, storiche e naturali del luogo e del dato territorio.
– Stabilire la tradizione dei simposi internazionali, con le ripetizioni regolari (ad esempio in ritmo triennale), invitando validi artisti europei, soprattutto pittori di grande cultura e sensibilità ai colori, ma anche esperti nei vari campi, come l’architettura, la sociologia, la filosofia, la politica comunale, con il compito di stimolare e di sviluppare una nuova cultura del colore e la possibilità di una sua rinnovata funzione nell’ambiente urbano e nello stile di vita. Nell’ambito del simposio gli artisti stessi andrebbero invitati a proporre scelte e soluzioni concrete per alcuni edifici e complessi architettonici, con la possibilità, dopo valutazioni mature, di eseguire i lavori concreti nelle condizioni reali. Qui non si tratta di applicazioni estranee alle opere pittoriche sulle case (i cui esempi positivi o meno possiamo trovare un po’ dappertutto), ma vanno intese in primo luogo le proposte da un punto di vista che potremmo definire olistico e la visione profetica del colore nella creazione e nel rinnovamento dell’ambiente vitale.La città di Rimini può procurare così un grande contributo per sè stessa e per i suoi abitanti, ma contemporaneamente avrà l’occasione di mettersi in fila tra i protagonisti nello sviluppo delle realtà tutte nuove nel creare il volto del mondo d’oggi.

Miroslava Trizuljaková e Marek Trizuljak.

Ringraziamenti:
Associazione culturale La Ginestra e suoi collaboratori.
Rimini – Olomouc, giugno 2002, con modifiche del gennaio 2006.

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Bibliografia :

  • “Il Trecento riminese”, a cura di Daniele Benati, (ed. Electa, Milano 1995).
  • “Il Trecento adriatico – Paolo Veneziano e la pittura tra Oriente e Occidente” a cura di Francesca Flores d’Arcais e Giovanni Gentili, (Silvana Editoriale, Milano, 2002)
  • Pier Giorgio Pasini, “Arte e storia della chiesa riminese”(ed. Skira e Diocesi di Rimini, Milano 1999).
  • Giuliana Gardelli, “5 secoli di maiolica a Rimini”,(ed. Belriguardo-Ferrari, Ferrara 1982).
  • “Adriatico mare d’Europa”, a cura di Eugenio Turri e Daniela Zumiani, (ed. Arti Grafiche Amilcare Pizzi S.p.A. e Rolo Banca, 2001).
  • José Pijoan, “Historia dell’arte”, (orig. Salvat Editores, S. A. Barcelona 1972, ed Odeon, Praga, 1979).
  • Marcello Franca, “Colori della Romagna”, stampato a cura di Fabrizio Moretti, MP., stampa Garattoni, Rimini 1992

Adattamento linguistico a cura di: Nicola Gori