Chiara oggi parla ancora a tutti noi

Chiara Lubich a Rimini. Quattro volte presente nella nostra città. Quattro presenze molto intense e significative.

1997: La nostra Municipalità pone un gesto di altissimo significato: conferendo la cittadinanza onoraria a Chiara, infatti, “celebra un evento – come ebbe a dire Sergio Zavoli nel presentare la personalità di Chiara alla Cittadinanza – che riconcilia Rimini con la sua più riposta e gelosa interiorità”.

Rimini vuol ricordare: ora che Chiara non è più con noi non ci resta solo l’affetto per lei, resta la sua memoria. “Ma io vorrei dire amici – ce lo ha detto Andrea Riccardi nel Maggio scorso facendo memoria appunto di Chiara alla Convocazione del RnS – non considerate che io sia pessimista, il tempo passa e c’è uno scorrere inevitabile degli eventi in questo nostro mondo smemorato che alla fine fa dimenticare tutto.

E poi questo nostro tempo non è solo smemorato, è un tempo che non vuole essere provocato, che non vuole «grandi», che non vuole profeti. C’è una allergia diffusa alle figure profetiche a cui noi facciamo i monumenti nel novecento, e poi li dimentichiamo perché le grandi visioni turbano. E allora anche Chiara rischia di essere dimenticata”.

Rimini non può dimenticare

Ma dimenticare Chiara per Rimini, significherebbe anche perdere un grosso segmento della propria identità. Sì perché Chiara non è venuta a Rimini per lasciarvi qualcosa, per affidarle o insegnare qualcosa; è venuta primariamente per donare se stessa. image002Chiara ha tracciato linee semplici di un profondo parallelo fra Rimini ed il suo Movimento, in occasione del conferimento della cittadinanza onoraria. Sembrava che lei volesse sancire un patto di amicizia profonda con la Città ed ogni suo abitante: riconosceva alla nostra, e ormai anche sua famiglia civica, una identità che è segnata in maniera indelebile nella storia.

La Città ed il Movimento di Chiara, il movimento dei Focolari. Forse, per accostarsi a questo parallelo, è necessario fare una piccola rettifica del nostro immaginario riguardo ai movimenti, come riguardo al concetto di «città» che abbiamo.

Chiara era schiva di ogni forma di protagonismo; lo avresti detto per timidezza (lei, in fondo, si è sempre sentita la maestrina delle valli del Trentino); no, lei era consapevole di essere portatrice di un carisma, di un ideale non suo, di cui lei era la prima debitrice. Chiara era convinta di non dover fare niente da sola: e questa era la sua forza. La forza di questa donna debole era «essere insieme» nel nome di Gesù, cioè la comunità; sua forza è la forza della preghiera unanime, è «Gesù in mezzo». Che tradotto nella quotidianità, primo luogo di incontro con Chiara come con tutti i grandi, significa gratuità, decentrarsi dai propri interessi e visioni, fenomeno questo così tipicamente riscontrabile nei fanciulli, per appassionarsi con umiltà e radicalità agli interessi della Verità.

Così la Città, lontano dall’idea di un agglomerato di persone o un intreccio di strade o una esposizione di monumenti, è primariamente per Chiara un «TU». Chiara si è rivolta a Rimini come ad un soggetto unitario: con i suoi limiti, il suo desiderio di superarsi continuamente, le proprie ferite e i grandi ideali cui si è ispirata per raggiungere la sua attuale dignità e grandezza, agli occhi del mondo e della storia.

Un parallelo ricco di sorprese

Così se Sergio Zavoli evidenzia a Rimini, non senza sincero dolore, di essersi irretita nella cultura dell’ effimero – vuoi per compiacenza verso chi trascorre un breve periodo di spensieratezza, vuoi per comodità – fino quasi ad essere “votata alla stagione dell’effimero”; Chiara, quasi ponendosi a servizio della sua città di adozione, indica le radici che le hanno dato forza e creatività: Chiara si rivolge ad una Rimini che, per i valori di cui è portatrice, quasi la precede.

Chiara si chiede: “Ma perché proprio Rimini?” Ed aggiunge: “Mi sembra che ciò si possa attribuire al fatto che io, non certo in quanto persona, ma in quanto rappresentante del Movimento dei Focolari, porto in me delle aspirazioni, degli ideali che caratterizzano anche questa città; per cui essa è, in qualche modo, in sintonia con la nostra Opera e noi con la sua realtà”.

Chiara è stata piccola nella sua individualità, come Rimini che non regge al confronto delle grandi metropoli, ma non ha accettato di vivere in modo mediocre, ha vissuto di Gesù e ha fatto una grande strada e ha fatto fare una grande strada a tanta gente, diventando grande. E lo ha fatto perché il rapporto con Gesù è stato l’asse della sua vita, come la ricerca della Verità era il primo e unico pensiero nella sua mente. Per questa sua coerenza nella fedeltà all’Ideale può svelare, con coraggio, a Rimini le sue radici e proporle la stessa fedeltà: “L’innata religiosità poi, anche se oggi forse mascherata da una fede poco sentita, il grande numero di santuari mariani, che svela una spiccata propensione dei suoi abitanti verso una Chiesa caratterizzata da un marcato profilo mariano, s’accorda con il particolare amore che, nel Movimento, si ha per Maria”. Credo che non sfugga al lettore come Chiara metta a fuoco i valori, e non i soggetti che ne sono i portatori.

C’è un episodio del ’64. Chiara va in Brasile, vede la miseria delle favelas, si commuove e alcuni focolarini dicono: “ma noi lasciamo tutto e andiamo a vivere in mezzo alle favelas”. E Chiara dice: “prima costruiamo la comunità in Brasile e poi potremo fare tutto per i più poveri.”

Ciò vuol dire per noi: prima curiamo i rapporti, poi fioriranno, in qualità, le iniziative. Qui trova senso l’intuizione di Sergio Zavoli: “celebrare un evento che riconcilia Rimini con la sua più riposta e gelosa interiorità”. Rimini per la presenza di Chiara è chiamata cioè a porre gesti che riportino in evidenza la sua profonda vocazione al dialogo; è come dire: “Rimini, fermati, un istante e ascolta il tuo cuore; raccogli in unità i sentimenti che albergano nel cuore dei tuoi Cittadini!”. Questo è fraternità, questo è diventare famiglia.

La comunità ci fa grandi

E allora costruire la comunità, essere insieme nel nome di Gesù è la condizione primaria per amare, per vivere un sogno, è la spiritualità di “Gesù in mezzo” che rende disponibili a spendersi per tutte le avventure che la fraternità fa immaginare. Senza i fratelli e le sorelle non si può amare alla grande. E Chiara ha sempre voluto costruire il movimento non per il movimento ma per servire Gesù e per servire il mondo perché solo nell’unità si formano progetti a grande respiro e dotati di una forza di grado superiore. In questo senso Chiara non è una leader isolata o una intellettuale isolata ma è parte e origine di una santità collettiva.

chiara 001E Rimini diviene parte integrante di questa comunità, anzi può aggiungere molto alla sua compattezza. Rimini è chiamata a selezionare quei valori che le danno stabilità, liberandoli dalla farraginosità di eventi che sembra la vogliano costringere ad inseguire fuggevoli e quasi inesistenti risultati. Quando una Città riesce a curare le ferite di una guerra che l’ha distrutta per l’80% “matura veramente una grande esigenza di pace”. Afferma ancora Chiara di Rimini: “Pur essendo un centro di turismo europeo mantiene però la caratteristica della familiarità, della semplicità dei rapporti, che fanno sentire il turista come a casa”; per questo fatto non può proprio considerarsi piccola e deve aggiungere alle proprie risorse, la consapevolezza della propria dignità, risorsa questa che le darà di evitare o superare qualunque insidia.

Chiara è morta ma non è muta

Chiara ha vibrato nel ritrovare la nostra Città così ricca di caratteristiche riconducibili “alle specifiche finalità del suo agire”. Essa afferma:“Ciò che fa sentire il nostro movimento vicinissimo a questa Città è soprattutto la sua vocazione al dialogo, alla tolleranza, che qui la comunità civile sente…”

Chiunque capiti nella nostra Città, se percorre alcune strade anche per poco tempo, viene preso da meraviglia per la presenza disinvolta di tante persone diverse per linguaggio, portamento, interesse, provenienza. La normalità non tragga in inganno sulla «straordinarietà» di questo fenomeno.

Tale vivacità e accoglienza avrà ben una radice, un segreto. Non sarà male cercare con Chiara stessa l’origine di queste qualità.

“Perché crocevia di persone di popoli diversi – osserva Chiara – questa città è, per la sua innata laboriosità e generosità, sensibile ai valori umanamente sani, come la fratellanza universale – obiettivo che anche noi perseguiamo con tutto il nostro essere”. Una origine dunque c’è, nello stesso modo però esiste la necessità di esservi collegati «con tutto il nostro essere»!

“Perché crocevia di persone di popoli diversi”, è un dato gratuito, seppur sofferto, della storia. Labenché trasmesse da generazioni, sono valori dinamici: si possono anche affievolire o addirittura perdere. “laboriosità e generosità”,

“Giornate senza senso, come un mare senza vento…” recitava un famoso cantautore negli anni che hanno formato la cultura di gran parte del mondo adulto attuale!.. Era melanconica rassegnazione o amara constatazione in vista di una coraggiosa ripresa?

Nuovi percorsi di civiltà

A Rimini ora è dato di fare un percorso a ritroso che le permette di andare dalla «sua più riposta e gelosa interiorità» al cuore e all’anima di Chiara: tale cammino le permetterà di riscoprire più prossimo a noi l’Ideale della fraternità, l’Ideale del mondo unito.

Anche questo certo ha un prezzo, il prezzo della grandezza. Diceva Andrea Riccardi nel già citato discorso di apertura della XXXI Convocazione Nazionale del RnS: “Chiara è un gigante? Uno potrebbe dire sì, lei era un gigante, una donna fuori dal comune, io invece sono una piccola donna, io sono un piccolo uomo, io sono uno normale”.

“Ma io vorrei dire anche questo. Chiara era una piccola donna della provincia italiana, era una maestrina, anche timida, era donna nella Chiesa negli anni quaranta quando essere donna nella Chiesa negli anni quaranta era essere pochissimo. Ma questa piccola donna ha fatto cose grandissime. Questo è il messaggio per ognuno di noi. Questa piccola donna ha fatto cose grandissime perché non è restata prigioniera dell’impossibile, del limite che interdice il sogno e la speranza!”

g.c.m.

La presenza di Chiara Lubich a Rimini

  • 1997, 23 Settembre: Chiara riceve la Cittadinanza onoraria. Prende inizio quasi una frequentazione di Chiara nella nostra Città. Quando la Municipalità le ha offerto la cittadinanza onoraria, Lei si è chiesta: “Perché proprio Rimini?” Ora la cittadinanza, giustamente si chiede: “Perché Chiara si è presa a cuore così intensamente la nostra Rimini?” Quattro volte presente personalmente: 1997, 1999, 2000, e 2002, e nel 2008, l’anno della sua partenza per il Cielo, si fa memoria di Lei solennemente il 2 maggio 2008, nella XXXI Convocazione Nazionale del RnS. Il fatto suscita certamente un interrogativo: «Cosa può essere stato mai, Rimini, per Chiara così impegnata nella ricerca di Dio, nel metterne in luce lo splendore, tutta votata al trionfo della verità e della fraternità nel mondo?»
  • In occasione dell’evento del 1997 Chiara scrive sul libro d’oro del Comune l’augurio che oggi ci tocca particolarmente: “Che Rimini e i suoi cittadini, conoscano la gioia di una fraternità perfetta, che irradi luce e amore tutto intorno”.
  • 1999: Chiara è in Brasile; l’anno prima ha promesso al Papa Giovanni Paolo II di impegnarsi per l’unità tra i Movimenti; ora desidera mettersi in comunicazione con la Convocazione Nazionale del RnS, mediante una diretta televisiva. L’interesse è altissimo e nei cuori sgorga spontaneo un desiderio: poter incontrare personalmente Chiara. Sì perchè Chiara era una donna che sapeva parlare in un modo molto semplice, come il Vangelo, ma era una donna colta, perché sensibile, perché attenta: ognuno si sentiva amato in maniera esclusiva.
  • 2000: Chiara è ancora presente, per un incontro con i maggiori Movimenti cattolici italiani: il Rinnovamento nello Spirito che offre l’occasione determinante, Comunione e Liberazione, la Comunità di S. Egidio, il Movimento dei Focolari. Tutti si sentono protagonisti, anche altri Movimenti minori per numero di associati o aderenti. Non meno partecipi, e presenti in gran numero, sono le persone di buona volontà o senza un preciso credo religioso. Alcune si avvicinano a Chiara ed esprimono il desiderio dei più: “Chiara, devi tornare, tutto il mondo laico di Rimini ti aspetta!”
  • L’entusiasmo è altissimo: dal popolo in sala, poi anche all’aeroporto s’alza la medesima voce: “Chiara tu sei nostra concittadina, Chiara tu devi tornare; Chiara ti aspettiamo ancora”. Ed il Sindaco Alberto Ravaioli, con grande lungimiranza, sulla scia di Giuseppe Chicchi, le rivolge formale invito.
  • 2002, 22 Giugno, Chiara è ancora a Rimini. Dalla sala del Palacongressi della Riviera di Rimini, con la presenza di oltre cinquemila persone, rivolge al mondo uno straordinario messaggio «Per l’Unità dei Popoli». Chiara coinvolge la città di Rimini nel proporre al mondo la «fraternità» quale nuova via di cooperazione. Lo stesso Kofi Annan, Segretario Generale delle Nazioni Unite invia un messaggio di partecipazione, nel quale conclude: “Grazie a questa manifestazione, il popolo di Rimini, le autorità locali ed i loro numerosi ospiti provenienti dall’Italia, dall’Europa e da altri paesi dimostrano oggi il proprio impegno a favore del rispetto e dell’intesa reciproca. Vi ringrazio per il vostro importante contributo al lavoro svolto dalle Nazioni Unite in favore della pace”.
  • 2008, 2 maggio, Salvatore Martinez ha un’idea bella, da par suo, qual è, da uomo fine, da uomo dello Spirito, di convocare, a Rimini, in occasione della Pentecoste, i Movimenti, per parlare di Chiara; dobbiamo rendergliene veramente merito. Alla presenza di Eli, la segretaria particolare di Chiara che meglio di chiunque altro può rappresentare il Movimento dei Focolari, Andrea Riccardi e Jesus Carrascosa, tracciano un profilo di Chiara nella sua identità personale, nella scelta di Dio e nel suo rapporto con il mondo che risulterà per tutti i venticinquemila presenti un dono e un balsamo per l’anima.

Tale profilo di Chiara Lubich può considerarsi l’immagine che maggiormente rende giustizia alla memoria di questa grande donna nella Chiesa e nel mondo.

NOTE BIOGRAFICHE

Una città toccata e diremmo affascinata dalla figura di Chiara Lubich. Una donna semplice, piccola non solo nella statura, ma anche nel portamento, quasi timida, eppure con una dimensione spirituale e culturale che ha spinto molti a definirla «gigante».

Nel fare memoria del messaggio di fraternità dato a Rimini nel 1997, in occasione del conferimento della cittadinanza onoraria, viene da chiederci: “Chi è Chiara?”

Sorprende innanzitutto, guardando la sua storia, un fatto.

Durante la seconda guerra mondiale, a Trento, sotto i bombardamenti che fanno crollare ogni cosa, Chiara, allora poco più che ventenne, in quel clima di odio e violenza, sperimenta l’incontro con Dio Amore, l’Unico che non crolla. Una scoperta da lei definita “folgorante”, “più forte delle bombe che colpivano Trento”, subito comunicata e condivisa dalle sue prime compagne. La loro vita cambia radicalmente. Sulla tomba, se fossero morte, avrebbero voluto vi fosse un’unica iscrizione: “E noi abbiamo creduto all’amore”.

Più forte delle bombe che distruggono, è dunque l’amore; noi abbiamo creduto all’amore, proprio quando attorno c’era solo desolazione e solitudine, gridata a toni disperati: non solo elementi dialettici, ma vere contraddizioni.

La domanda «chi è Chiara» richiama un altro interrogativo: “Chiara dove hai attinto tanta forza, da dove ti viene quella luce, e questo amore senza misura?”

Chiara nasce a Trento il 22 Gennaio 1920. La sua famiglia è di modeste condizioni. Durante il fascismo vive anni di povertà: il padre socialista perde il lavoro di tipografo a causa delle sue idee. Per mantenersi agli studi, sin da giovanissima dà lezioni private.

Dalla madre, fervente cristiana, eredita la fede, dal padre socialista, una viva sensibilità sociale.

Ma ciò non basta: Chiara più tardi, quando ormai il suo Ideale ha conquistato le migliaia ed è divenuto «movimento», ripete che quest’opera “non è stata pensata solo da mente umana, ma viene dall’Alto. Sono in genere le circostanze che manifestano ciò che Dio vuole. Noi cerchiamo di seguire la Sua volontà giorno dopo giorno.”

“Viene dall’Alto”. Tale affermazione può in qualche modo darci ragione della scelta che Chiara ha fatto nel 1943.

Il 7 dicembre di quell’anno, Chiara pronuncia il suo «sì» per sempre a Dio nella chiesetta dei Cappuccini di Trento. Era sola. Aveva 23 anni. Non vi era ancora alcun presagio di ciò che sarebbe nato. Gli inizi del Movimento sono segnati convenzionalmente da questa data.

“Viene dall’Alto”. Pur sensibile da sempre ai valori e ai significati alti, dimostrerà per tutta la vita una spiccata capacità metafisica, in lei, parallelamente alla scelta di Dio, si sviluppa una forte ricerca della verità nel dialogo con il prossimo.

Ricerca della Verità, ricerca di Dio. Scrive Chiara negli anni quaranta ad una amica: “Io sono un’anima che passa per questo mondo. Ho visto tante cose belle e buone e sono sempre stata attratta solo da quelle. Un giorno (indefinito giorno) ho visto una luce. Mi parve più bella delle altre cose belle e la seguii. Mi accorsi che era la Verità”.

Sì, da quella data per lei la Verità è una persona, è Gesù stesso; questo ci offre la misura della considerazione da lei data alla verità in tutti i suoi aspetti.

Se la guerra le ha impedito di continuare gli studi di filosofia all’Università di Venezia, ove era iscritta, la fedeltà alla sorgente della Verità le darà di crescere innanzitutto nella sapienza. Quel Gesù che aveva detto di sé: “Io sono la Via, la Verità e la Vita”, sarà il suo Maestro

La Chiesa non tarda a riconoscere che siamo davanti ad un autentico «carisma»: la prima approvazione risale al 1962, poi seguiranno le approvazioni delle successive stesure degli “Statuti”, nel 1990 e nel 2007. Tanto rapida è stata la diffusione e la strutturazione di questa grande Opera nel mondo.

Una mano ferma nell’azione e un cuore indiviso in un animo sempre propositivo, sono dunque il segreto di tanta efficacia in un dialogo vasto, a 360 gradi, fecondo e articolato:

Dialogo all’interno del suo stesso movimento: ognuno dei suoi membri si sente coinvolto totalmente con Chiara nella medesima avventura;

Dialogo con la Chiesa in tutte le sue connessioni;

Dialogo con i Cristiani di ogni denominazione;

Dialogo con i Movimenti, quelli cattolici primariamente e quelli cristiani in genere, nelle ormai famose “Giornate di Stoccarda”;

Dialogo con tutte le religioni;

Dialogo anche con ogni persona di buona volontà, anche se non professa un preciso credo religioso.

Dialogo fecondo: tale è stato il dialogo di Chiara con ogni cittadino del mondo, con ogni figlio di Dio. Fecondo perché ha generato innanzitutto uno stile di vita, uno stile diverso, secondo le culture incontrate, eppure sempre riconducibile al medesimo ideale di fraternità.

Fecondo perché come l’albero evangelico della senape si è sviluppato in tanti bronchi ed ha generato molte opere nell’unica grande “Opera di Maria”.

In sessanta anni si è formato un piccolo popolo, composto da persone delle diverse razze, culture, categorie sociali. In 182 Nazioni sono sparsi 140.000 membri, oltre 2.000.000 di aderenti. Aderiscono a questo popolo più di 50.000 cristiani di 350 Chiese e Comunità ecclesiali, 30.000 fedeli delle grandi religioni e 70.000 persone di convinzioni non religiose

Dialogo mai interrotto nell’anima e nell’azione di Chiara. Dialogo sempre dinamico anche quando la senilità è riuscita a svigorirla fisicamente, senza riuscire però a sfibrare il dialogo del cuore. Ognuno si è sentito amato da lei fino alla fine, soprattutto non si è affievolito il dialogo con Dio nel momento in cui la chiamava ad una adesione totale degna dell’eternità.

Quando la morte ce l’ha tolta, il 14 Marzo 2008, ogni persona nel mondo ha potuto dire “È morta una di noi!” ed è comprensibile perchè il suo funerale è stato visto come un trionfo della santità.

Giustamente molti scrittori e profeti hanno detto:

«Ci è stato dato un gigante, un genio della santità!».

Comune di Rimini
il Consiglio Comunale
conferisce
a
Chiara Lubich
la Cittadinanza Onoraria

con la seguente motivazione:

per la Sua opera di costruzione di una civiltà dell’amore, della tolleranza e della solidarietà fra i popoli;
per il Suo instancabile impegno che Le ha meritato il premio UNESCO 1996 «per l’Educazione alla Pace»
ed in particolare per aver generato una mentalità di pace fra i bambini, i giovani, gli adulti,
fra le varie categorie sociali, fra le persone di tutte le fedi;
per aver fondato comunità di persone in tutti gli Stati con lo spirito di costruire un mondo di pace;
per l’affermazione della cultura della speranza, oltre ogni umana misura, affinché l’amore possa ancora riportare vittorie e far nascere comunità dove la solidarietà sia legge fondamentale permanente;
per la purezza del Suo credere che l’ha fatta divenire il fulcro nell’azione di raccogliere intorno a sé
un popolo appartenente a molte nazioni;
per aver diffuso la cultura del dare che ha consentito di far crescere la speranza e l’amore in tutto il mondo fra credenti e non credenti;
per aver favorito un processo di profonda e concreta unità fra persone di credo, razze, culture diversi;
per il Suo impegno in difesa della famiglia come comunità d’amore e luogo insostituibile
per la trasmissione dei fondamentali valori di pace e unità;
per la Sua creatività, il Suo impegno culturale e sociale, per le Sue altissime intuizioni mai considerate
da Lei come occasione di gratificazione personale, ma come ragione per rendere più profondo e rispettoso
il rapporto fra gli esseri umani.

Dalla Residenza Municipale
Rimini, 23 Settembre 1997

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